Tsunami reportage

colorbar.gif (4491 byte)

 

Lo tsunami non è sicuramente un fenomeno limitato alla nostra epoca: ci sono notizie storiche riguardanti inondazioni verificatesi durante terremoti o eruzioni vulcanichesi, racconti che descrivono i fatti con tale accuratezza che non si può non ritenere l'autore un testimone oculare o perlomeno in rapporto con una fonte autorevole.
Ma questi racconti, per loro natura, non ci possono dare dati scientificamente accettabili: sappiamo per certo che "qualcosa" è accaduto, ma i parametri di questo "qualcosa" ci sfuggono.
Questo non significa, però, che siamo a conoscenza di dati attendibili solamente per gli eventi contemporanei.
Un ottimo sito nel Web è quello gestito dal National Geophysical Data Center   in Colorado (USA)  che, oltre all'analisi fisica del fenomeno, offre l'accesso ad un data base contenente informazioni su tsunami avvenuti dal 2000 a.C. al 1996.
E' rintracciabile all'URL: http://www.ngdc.noaa.gov/seg/hazard/tsuintro.html.
E' certamente consigliata una visitina, non foss'altro che per per rendersi conto di quanti tsunami si ha notizia (e chissà di quanti altri non si conosce l'esistenza...).

Se ci limitiamo agli tsunami caratterizzati da un runup superiore a 50 metri (praticamente una muraglia d'acqua in grado di competere in altezza con la Torre di Pisa..), gli eventi dei quali possediamo una documentazione sufficientemente precisa e attendibile sono tutt'altro che scarsi.
Bisogna sottolineare che non è automatico che tali eventi siano in assoluto quelli che hanno provocato il maggior numero di vittime: è infatti la densità di popolazione più che la violenza del fenomeno a giocare il ruolo fondamentale in quel tragico bilancio.
E’ comunque un ottimo set di dati per notare non solo la violenza che può caratterizzare uno tsunami, ma anche la dislocazione geografica delle zone più frequentemente interessate.

 

Data

Località

Nazione

Runup max

29.09.1650

Patmos Grecia

50 m

17.02.1674

Hila, Tseit, Lima Indonesia

100 m

17.10.1737

Isola Bering Giappone

60 m

29.08.1741

Isola Sado Giappone

90 m

24.04.1771

Ara Giappone

56.5 m

24.04.1771

Isola Ishigaki Giappone

85.4 m

24.04.1771

Shiraho Giappone

60 m

01.05.1792

Shimabara Giappone

55 m

1853

Lituya Bay Alaska

120 m

20.10.1880

Lituya Bay Alaska

60 m

10.09.1899

Lituya Bay Alaska

60 m

02.03.1933

Kaalualu Hawaii

303 m

27.10.1936

Lituya Bay Alaska

150 m

07.12.1944

Nachi River Giappone

200 m

10.07.1958

Lituya Bay Alaska

525 m

28.03.1964

Insenatura di Valdez Alaska

70 m

09.08.1979

Isola Lomblen Indonesia

120 m

 

Un secondo set di dati abbastanza significativo (questa volta ci limitiamo agli ultimi 10 anni) sintetizza le caratteristiche di alcuni tsunami   particolarmente distruttivi, non solo per quanto riguarda i danni al patrimonio, ma, più drammaticamente, per il loro pesante bilancio di perdite di vite umane.
Tutti questi eventi hanno avuto un terremoto come causa scatenante, e nell'ultima colonna della tabella è riportato il valore dell’intensità del terremoto (gradi della scala Richter) che ha innescato lo tsunami:

Località

Data

Morti

Runup max

Terremoto

Nicaragua

02.09.1992

170

9.7 m

7.2

Indonesia (Flores)

12.12.1992

1000

26 m

7.5

Mar del Giappone

12.07.1993

330

31 m

7.6

Indonesia (Est Giava)

03.06.1994

250

14 m

7.8

Isole Kurili

Ottobre 1994

11

9 m

8.1

Filippine (Mindoro)

15.11.1994

62

10 m

7.1

Papua Nuova Guinea

17.07.1998

3000

7-10 m

7.1

 

Ma analizziamo un po' più da vicino alcuni tsunami particolarmente significativi avvenuti negli ultimi cinquantanni, cominciando da quello che il 1 aprile 1946 colpì l'Alaska e le isole Hawaii.
Il violentissimo terremoto (di magnitudo Richter 7.1) con epicentro nelle Isole Aleutine innescò uno tsunami che colpì anzitutto l'Alaska, ma raggiunse, 5 ore più tardi, le isole Hawaii, distanti 4500 chilometri.
Le immagini simbolo di questo tsunami possono essere quelle relative al faro di Scotch Cap, posto sull'isola di Unimak (Alaska).
La costruzione, che si ergeva circa 10 metri sul livello del mare, venne spazzata via dall'onda di tsunami ed i detriti furono sospinti fino ad una quota di 35 metri.   Nell'evento persero la vita 5 persone.

faro prima

faro dopo

A sinistra possiamo vedere come si presentava la costruzione prima del 1 aprile 1946, mentre l'immagine a destra mostra una veduta aerea di ciò che rimane del faro di Scotch Cap dopo la devastazione causata dallo tsunami.

Ma, come si diceva, non fu solo l'Alaska ad essere colpita: le Isole Hawaii pagarono un tributo molto elevato contando 159 vittime.
Tra questi anche alcuni scolari che, incuriositi dall'iniziale ritiro delle acque, si avventurarono nella zona di mare lasciata scoperta e non riuscirono poi a sfuggire al violento ritorno dell'acqua.
Il massimo runup venne registrato sulla Big Island, a Polulu Valley: quasi 17 metri!
E fu proprio la tragicità di questo evento, come già sottolineavo nella pagina relativa alla descrizione fisica del fenomeno, che spinse le autorità governative, d'intesa con gli scienziati, ad attivare il Pacific Tsunami Warning Center con lo scopo di poter lanciare l'allarme nel caso si verificasse nuovamente una situazione di pericolo.

Dello tsunami del 22 maggio 1960 innescato dal terremoto con epicentro al largo delle coste del Cile   ho già accennato nella stessa pagina cui mi riferivo poc'anzi, non mi rimane dunque che proporre qualche immagine significativa.

Cile 1960

Le coste cilene, colpite non solo dal terremoto, ma anche dal conseguente tsunami.

Hilo 1960

Immagine di distruzione nel porto di Hilo (Hawaii) dopo lo tsunami del 22 maggio 1960.

Si potrebbero proporre molte altre immagini, ma lo spazio è tiranno e devo necessariamente operare una selezione.
Chi fosse interessato ad altre immagini può senz'altro visitare sul Web il sito del Pacific Tsunami Museum di Hilo (Hawaii) rintracciabile all'URL: http://www.tsunami.org.
Oppure, sempre alla ricerca di immagini, navigare fino al sito curato dal West Coast and Alaska Tsunami Warning Center all'URL: http://wcatwc.gov.
Qui, selezionando la voce Tsunami Pictures, non solo si può subito accedere ad una serie di immagini molto significative, ma vengono proposti altri links per ulteriori immagini.

 

Un altro evento significativo si verificò il 28 marzo 1964 ed ebbe ancora come bersaglio l'Alaska.
Il terremoto, il cui epicentro venne localizzato nella Baia di Prince William Sound, fu innescato da almeno quattro episodi di frane sottomarine: 106 furono le vittime in quella circostanza, e circa un'ottantina  di questi decessi è imputabile all'azione dello tsunami.

Alaska 1964

A sinistra il desolante scenario di distruzione lasciato dallo tsunami del 1964 in Alaska.
A destra un'immagine classica, sempre relativa allo tsunami del 1964, presente in molti siti Web che parlano di tsunami.

Alaska 1964

 

Con un salto di una decina d'anni, passiamo ora all'evento del 12 luglio 1993.
Il terremoto scatenante lo tsunami fu di magnitudo 7.8 con epicentro nel Mar del Giappone, nei pressi dell'Isola di Okkaido.
Quando, una decina dii giorni dopo l'accaduto, si riuscì a stilare un bilancio attendibile dei danni, furono confermati 185 decessi, 120 dei quali attribuibili allo tsunami e danni materiali stimabili intorno a 600 milioni di dollari, imputabili principalmente alla distruzione operata dalla "grande onda".
I valori dei runup misurati raggiunsero i 30 metri nella zona costiera meridionale dell'Isola di Okushiri.
Su quest'isola si registrò il maggior numero di decessi: Aonae, una piccola località costiera di 1600 abitanti,  fu duramente colpita (114 vittime).

Aonae 1993 Nell'immagine a sinistra si può avere un'idea della catastrofica azione dello tsunami del 12 luglio 1993: prima di tale data la zona fotografata era un quartiere residenziale della località di Aonae (Isola di Okushiri).

 

Il mio breve excursus storico sugli tsunami termina qui: è indispensabile che io tenga d'occhio il tempo di caricamento di questa pagina che, ricca com'è di immagini, potrebbe risultare oltremodo soporifera per gli eventuali navigatori.
Molti altri episodi meriterebbero un cenno: lo tsunami innescato dall'esplosione del vulcano Krakatoa nello stretto di Giava (Indonesia) il 26 agosto 1883 responsabile di oltre 36.000 vittime, il devastante tsunami del 17 luglio 1998 in Papua Nuova Guinea che causò 3.000 morti, il recentissimo terremoto in Turchia (agosto 1999) causa delle ondate che hanno colpito la cittadina di Izmit ed altri episodi ancora: ognuno devastante, ognuno simile agli altri per il suo funesto carico di morti e distruzione, ma ognuno caratterizzato da particolari che lo rendono terribilmente unico.

Una annotazione finale è d'obbligo: è evidente che le immagini proposte non sono opera mia, ma le ho recuperate in Internet nei siti che si occupano di tsunami.
Non ho indicato per ciascuna la provenienza sia perchè, sinceramente, per alcune di esse non sarei in grado di ricostruirla, sia perchè, essendo il mio sito senza fini di lucro, intendo appellarmi alla "clemenza" degli autori perchè chiudano un occhio sul loro copyright.
Nel caso in cui l'autore volesse essere menzionato, sarò ben lieto di rivedere il documento e segnalare la fonte.

 

colorbar.gif (4491 byte)

 

Tutti i diritti commerciali sui testi resi disponibili online sono riservati.
Il loro download è libero e, di quelli da me prodotti,
ne autorizzo l'uso personale, didattico e di ricerca.
E'   in ogni caso gradita la segnalazione della fonte
ed una comunicazione del loro utilizzo.